Istituito nel 1384 per iniziativa di Giovanni Varano, originariamente come Monastero di Santa Maria Nova, quello che oggi è il Monastero di Santa Chiara sorge a Camerino (MC). Splendido nelle sue architetture e ancor più nella sua spiritualità, il monastero ha passato - potremmo dire indenne nella sostanza - le traversie di una storia fatta anche di difficoltà e ostilità.
Al monastero è legata l'opera spirituale e materiale di santa Camilla Battista Varano, nipote del fondatore, canonizzata durante il pontificato di Benedetto XVI, «presenza e testimonianza autentica della bellezza di appartenere a Cristo, povero e crocifisso».
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Che suggerimento darebbe a chi non ha mai pregato?
La preghiera è contemporaneamente opera di Dio e opera nostra. Da parte di Dio viene... tutto. Da parte nostra è richiesto un lavoro, allo stesso tempo inutile e necessario. Inutile perché in fondo è Dio che opera partendo dal nostro desiderio. Necessario perché senza questo lavoro-preparazione umile e concreto, che testimonia il nostro desiderio effettivo di entrare in comunione con lui, Dio non può agire, perché egli non violenta nessuno: l'amore fa così.
E se è vero che "nessuno nasce imparato", è altrettanto vero che ogni lavoro si può imparare, perché ogni mestiere ha i suoi segreti, i suoi strumenti, i suoi ritmi, le formule, i luoghi attrezzati, le ricette tramandate di padre in figlio ecc... Quindi anche per pregare c'è un "lavoro" o meglio un metodo da imparare. Spesso ci lamentiamo di non saper pregare, ma forse è più vero che non prendiamo in mano gli strumenti adatti. Ancora una volta Camilla ci racconta il suo metodo e ci svela come ha cominciato ad usarlo da subito, regolarmente e con tenacia.
Innanzitutto occorre essere realisti e concreti, per cui ecco qui gli "strumenti del mestiere" di cui Camilla si è servita e che ci suggerisce per abituare il cuore a frequentare l'Amico invisibile:
Questi accorgimenti fanno parte dell'arte della preghiera e ci possono aiutare a imparare a pregare, così come hanno aiutato Camilla a muovere i suoi primi passi da "orante". Se pensiamo di non averne bisogno, faremo fatica inutilmente. A ciascuno il compito di trovare i propri.
Cosa direbbe a chi invece sostiene di non trovare il tempo per pregare?
L'obiettivo della preghiera è: "tenere la mente fissa in Dio", per incontralo e lasciarsi incontrare. Camilla Battista in maniera estremamente semplice e concreta nelle Istruzioni ad un discepolo sembra volerci trasmettere un "trucco del mestiere", una specie di scorciatoia, un segreto tra poveri che hanno scoperto di non saper pregare o che si lamentano di non aver tempo... E con semplicità fraterna io rigiro a voi questo "segreto": "La madre tua arrivò a tener fissa la mente in Dio così: ripetendo frequentemente, almeno nel pensiero, alcuni versetti del salmista. Queste sante parole ripeteva con la mente tanto spesso che vi fece tale abitudine da proferirle anche senza pensarvi, anche dormendo salmeggiava".
Ecco allora la risposta che ci suggerisce Camilla: scegliere un versetto di salmo o della Parola di Dio, magari tratto dalla liturgia del giorno, un'invocazione breve che risponda al nostro stato d'animo profondo e... ripeterla, ripeterla, ripeterla; buttarla, scagliarla senza stancarsi in direzione dell'Interlocutore silenzioso. E questo si può fare in qualsiasi momento: mentre si guida, mentre si fa la fila alla cassa del supermercato o alle poste, mentre si cucina o si stira... Così tutto il nostro essere passa in questo grido, diventa questo grido e si fa preghiera continua.
Come coniugare dunque preghiera, lavoro e svago?
Mi viene in mente quel passo degli Atti degli Apostoli in cui si dice: In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,28, NdR). E Gesù stesso ha detto "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20, NdR) e ci ha donato il suo Santo Spirito che dimora in noi. Egli è presente nell'Eucarestia, nella Parola, nella Chiesa, nei fratelli sofferenti, in ogni frammento e in ogni piega della nostra storia e perfino nelle profondità della nostra persona, tramite il suo Spirito che per il battesimo abita in noi.
Con l'incarnazione, la morte e la risurrezione di Gesù, non esiste più luogo o situazione umana in cui Lui non sia presente, vicino e solidale. Anche il peccato finisce per diventare l'occasione per incontrare il volto misericordioso di Dio.
Sta a noi decidere se e quando aprirci a così grande Presenza d'amore, senza compartimenti stagni, ma lasciando che questa Presenza invada ogni ambito della nostra esistenza. Solo così preghiera e vita si compenetreranno vicendevolmente tanto da fare della preghiera una "passione dominante" la vita quotidiana... è la sfida non solo del contemplativo o del consacrato, ma di ogni uomo. E chiudo con le parole di Camilla: «Tu leva l'occhio della mente a Dio e santifica la tua intenzione. Per amore dello stesso Signore prega, salmeggia, e canta il divino Ufficio, lava le scodelle, scopa la casa, compi ogni opera di carità e credimi: se quando compi queste azioni ti abituerai a ripetere con la mente: "Signore, per amor tuo!" lo dirai anche senza pensarci».
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