Per una introduzione all'intervista, informazioni sulle origini del Monastero di San Benedetto di Norcia e la sua comunità di monaci, la sua rifondazione, la Birra Nursia e gli altri prodotti del Monastero di Norcia, lo speciale apostolato liturgico e il discernimento vocazionale, rimandiamo alla prima parte dell'intervista a Padre Benedetto Nivakoff, O.S.B.
«Ora et labora» è tra le più note espressioni della tradizione cristiana, per molti versi un vero e propio "slogan". Come coniugare, anche per questioni di tempo, preghiera e lavoro?
San Benedetto non ha mai detto quelle parole (letteralmente prega e lavora, sono parte di elaborazioni e riflessioni intorno alla Regola, riconducibili anche all'opera di papa Gregorio Magno, NdR) e lette nel contesto di oggi creano l'idea che avesse in mente una distinzione tra lavoro e preghiere che invece egli non aveva. Per lui la preghiera si chiama Opus Dei – il Lavoro di Dio – e il lavoro per lui è tutto un'estensione della preghiera. Se riusciamo a vedere tutto nel contesto della volontà di Dio la vita spirituale si semplifica molto.
Chi si aspetta un monaco inattivo deve ricredersi: la storia ci insegna come questo sia molto lontano dal vero. Oltre al normale lavoro di una comunità, nel Monastero producete birra (la Birra Nursia ), siete impegnati nel progetto di ristrutturazione di un ex convento di frati cappuccini, fate musica, gestite un negozio: come può il lavoro diventare preghiera?
San Benedetto ci dice che possiamo fare tutto ciò che vogliamo come lavoro, finché si rispetta il principio da lui articolato: nulla anteporre all'Opus Dei. L'Ufficio Divino deve essere il primo lavoro del monaco e tutta la vita del monastero deve essere strutturata per favorire la sua esecuzione con bellezza e completezza. Se il monastero mette l'Opus Dei come priorità, tutto segue.
Spesso si è portati a credere che il labora meglio si adatti ai lavori di un mondo passato, per taluni forse un po' "idilliaci". Coniugare preghiera, lavoro e svago è possibile anche per un laico impegnato con il più comune lavoro in fabbrica, in ufficio, l'università o la scuola?
Certo. Molto utile per un laico sarebbe un appoggio su un monastero benedettino per eventuali ritiri e direzione spirituale per aiutarlo nel suo cammino.
Ad un giovane che ha scelto di consacrare la propria vita a Dio, ma non sa ancora bene in quale modo, cosa consiglierebbe?
Cristo stesso da' il consiglio: chi vuole essere perfetto deve vendere tutto e seguirLo. Alla fine, seguirLo come benedettino o francescano importa meno che seguirLo in maniera seria. Il giovane deve capire, deve trovare il posto dove secondo il suo carattere avrà la più grande possibilità di santificazione. Non si può basare questa decisione sui bisogni della Chiesa, almeno non esclusivamente, perché la Chiesa ha bisogno di tutto.
Un'ultima domanda: personalmente, cosa ama di più nella vita che conduce? C'è qualcosa che la diverte fare?
Condividere la nostra birra con gli altri, guardare la loro espressione quando l'assaggiano. Vedere un monaco giovane trovare la pace nella nostra vita come l'ho trovata io. Pensare alla generosità di Dio, specialmente al Suo perdono per i nostri più grandi peccati. Ancora meglio quando la prima porta una persona alla seconda e alla terza!
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